Il Diario di Sangue

Questa intervista è dedicata a Sara Quero, alias Linaelen, una scrittrice piemontese emergente. Ha già partecipato a diversi concorsi letterari, ottenendo dei soddisfacenti risultati, ma la sua opera più interessante è il romanzo fantasy che ha di recente pubblicato.

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Scricciolo e Armadio

Scricciolo e Armadio

Scricciolo era un bambino piccolo e magro, così leggero da avere questo soprannome, perchè assomigliava tanto a quell’uccellino minuscolo che ogni tanto cinguetta tra gli alberi. Nella città di Scricciolo, abitava un altro bambino che era tutto il contrario di lui: aveva spalle larghe, cosce muscolose ed una faccia tonda tonda, oltre all’altezza fuori dal comune. Tutti lo chiamavano Armadio perchè somigliava molto a quel mobile che si tiene in casa per riporre scarpe e vestiti.
Scricciolo e Armadio spesso si prendevano in giro a vicenda.
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LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE OTTAVA: L’incubo dei Lemm.

Mimulus si sentiva lo stomaco scombussolato, avvertendo una morsa che lo chiudeva e non gli permetteva quasi di mangiare. Non sapeva se si sentiva felice oppure triste ed a mala pena stava attento quando qualcuno gli parlava.
“Hai capito che cosa ti ho detto?”
Inula lo scuoteva per un braccio mentre stava con lui seduto al bancone della taverna. Fuori pioveva ancora ed il clima si era fatto quasi autunnale, nonostante si fosse nel periodo estivo. Ogni tanto c’erano già state delle schiarite ed i Lemm erano usciti dalle pozzanghere. L’elfo era stato impressionato dalla loro altezza vertiginosa e dal loro aspetto di fantasmi melmosi dotati di taglienti denti ed artigli di selce. Essendo i mostri fatti di fango, le armi li trapassavano senza fare loro del male, ma se questi travolgevano qualcuno, lo soffocavano oppure lo dilaniavano con le loro armi naturali. Nonostante tutto ciò, Mimulus non riusciva a pensare ad altro che a Fragaria ed aspettava sempre che arrivasse la notte per trascorrere un po’ di ore in pace soltanto con lei.
“Mimulus… torna tra noi” continuava a chiamarlo Inula sventolandogli la mano davanti agli occhi.

 

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La culla di foglie di cavolo

Una favola dolce dolce per tutte le mamme ed i papà che attendono con amore i loro figlioletti.

C’erano una volta uno sposo di nome Riccardo ed una sposa di nome Raffaella. Si volevano davvero molto bene ed avevano una casetta deliziosa, con le tendine di pizzo alle finestre, i fiori freschi sul tavolo ed il giardino sempre in ordine. I due sposi avevano tutto: l’amore, la giovinezza e la salute. Mancava solo una cosa a completare la loro vita, ovvero il diventare genitori. Loro desideravano davvero tanto avere un bambino a cui donare tutto il loro amore, così Riccardo piantò i cavoli nell’orto e li fece crescere con cura, perchè diventassero belli grossi . Arrivato l’inverno, essi erano maturi, pronti da raccogliere e da regalare a Raffaella. La donna, felice, tolse ai cavoli le foglie esterne, che erano le più grosse e robuste, per metterle da parte, mentre quelle più interne e tenere le cucinò per mangiarle insieme al marito.

“Il nostro bambino avrà i tuoi occhi ed il mio naso” diceva Riccardo allegramente.
“Nostro figlio sarà forte e svelto” aggiungeva Raffaella.

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LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE SESTA: La pioggia sui vetri

Infine la pioggia era arrivata, gocciolando nel pomeriggio e scrosciando alla sera. Gli abitanti del villaggio si erano tutti chiusi in casa, con delle scorte di cibo, mentre coloro che erano da poco giunti in quel luogo si affollavano in locanda.

Mimulus si era scelto un tavolo accanto alla finestra e con lui sedeva Fragaria, l’unica elfa presente nel locale. Il fatto di essere in due dava conforto, in mezzo a quella caotica confusione di umani. “Come mai si chiama la Locanda del Folletto, visto che di folletti non ne ho ancora incontrati” domandò l’elfo alla pari razza, mentre condividevano una cena a base di minestrone di verdure e pane imburrato.
“E’ un tributo ai folletti che c’erano una volta. Vedi, qualche secolo fa qui vivevano solo queste creature ed al posto dei campi e del frutteto vegetava una bellissima foresta. I folletti erano i custodi dell’Albero della Purezza, che trasformava ogni cosa malvagia in qualcosa di puro e benevolo”.
L’elfo la ascoltava interessato, immaginandosi un regno molto felice, lontano dall’odio e dal rancore, quindi chiese “Come mai adesso non ci sono più?”
“I goblin volevano conquistare il territorio ed i loro sciamani si unirono per gettare ogni sorta di maleficio contro l’albero. Inizialmente fallirono, ma alla fine riuscirono a fare breccia con qualcosa più potente dell’albero stesso, che poco alla volta morì e non ci fu soluzione adatta per farlo migliorare. Da allora la landa perse la sua purezza, le acque si infettarono, le piante si ammalarono, gli animali migrarono e l’aria diventò puzzolente”.
Mimulus smise di mangiare e guardò fuori dalla finestra, atterrito per il terribile racconto “Eppure adesso è così verde e rigoglioso, come è possibile che una volta era un posto tantoripugnante?”

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LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE QUINTA: Una leggenda molto antica

Mimulus guardava l’elfa dai capelli rossi con stupore. I membri del suo popolo avevano tutti i capelli biondi o argentati, perciò lui ignorava che si potessero avere altre tinte. Quel colore così infuocato, poi, gli fece affiorare alla mente una leggenda che i saggi raccontavano puntualmente ogni dieci anni, quando si celebrava il ringraziamento alla Quercia Scintillante. In quel sacro momento, loro raccontavano che un tempo Hopewood era una foresta qualunque, finchè gli Dei non vi fecero nascere il germoglio del seme della speranza, che crebbe e divenne una giovane quercia. Poiché la malvagità, l’invidia e la rabbia stavano dilagando nel mondo, gli Dei ritennero che fosse necessario mettere qualcuno a difesa di questa magica pianta, così scelsero tra gli elfi gli individui più meritevoli della loro fiducia…

 

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LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE QUARTA: La minaccia dei Lemm

Invece il giorno successivo il sole entrò nella sua stanza e lo fece desistere dall’aspettare la morte. Si sentiva ancora male, col cuore a pezzi, ma il suo stomaco gorgogliava ed il suo corpo aveva voglia di muoversi e riscaldare i muscoli. Fu inevitabile alzarsi ed andare a fare colazione.
Nella sala della taverna era tutto tranquillo, solo poche persone erano sedute ai tavoli e parlavano sommessamente. Mimulus prese dei biscotti ed una tisana calda, annegando i suoi dispiaceri in silenzio, quindi decise di farsi una passeggiata, nella speranza che i raggi solari dorati e caldi lo ritemprassero più di quanto in realtà potevano fare…

 

 

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Il pozzo delle Rane

C’erano una volta un principe di nome Zaffiro ed una principessa di nome Malvarosa, che vivevano in un castello con i loro genitori, il Re Giustino e la Regina Rubiconda.
Il loro Regno sorgeva in Valle Gioiosa, che in realtà non era più così gioiosa da quanto Re Giustino aveva litigato con Re Celestino, suo fratello, iniziando una guerra che causò non solo l’infelicità, ma anche l’impoverimento della terra e lo sviluppo delle malattie. Persino la Regina Rubiconda smise di avere le guance scarlatte ed impallidì, ammalandosi, rischiando seriamente di perdere la vita.

Zaffiro e Malvarosa erano soliti a passeggiare per il giardino reale, nel quale c’era un pozzoall’ombra degli alberi che piaceva molto alle rane. I due fanciulli spesso si sedevano lì accanto e chiacchieravano, godendo della frescura delle fronde durante le calde giornate estive.
Entrambi erano preoccupati per la loro madre, così un giorno portarono al pozzo una monetad’oro e la buttarono dentro, esprimendo il desiderio che Rubiconda si riprendesse. Appena la moneta cadde nell’acqua e loro sentirono l’eco del tonfo arrivare dalle profondità del pozzo, una rana iniziò a gracidare “La Regina guarirà quando Acqua Lucente pioverà! La Regina guarirà quando Acqua Lucente pioverà!La Regina guarirà quando Acqua Lucente pioverà!”
Zaffiro e Malvarosa si avvicinarono a questa rana, accovacciata sul bordo del pozzo, osservandola con curiosità, stupiti dal fatto che sapeva parlare.

 

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LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE TERZA: Dolori e Interrogativi

Mimulus si sentiva il cuore dilaniato e dentro di sè provava rabbia e gelosia. Era uscito a lunghi passi dalla casa di Inula, intenzionato a non fermarsi, ad andare via, a tornarsene a casa, a lasciarsi alle spalle i sentimenti, il viaggio, la guerra tra le razze mortali. Ma le sue intenzioni non riuscì ad attuarle, perchè sulla strada si andò accidentalmente a scontrare con Cucumis, la causa della sua disperazione interiore.
“Attento…” disse Cucumis, squadrandolo interrogativamente “Sei uno nuovo del villaggio?”
Nel frattempo giunse Inula “Mimulus, aspetta…”
“Lo conosci?” domandò il primo elfo….

 

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LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA

PARTE SECONDA: Quando le convinzioni crollano

Mimulus aveva finalmente ritrovato la sua Inula, amica d’infanzia nell’ormai lontano bosco elfico, reso sicuro dal mondo intero grazie a degli incantesimi molto forti. Era felicissimo ed avrebbe voluto stringerla a sé, per scappare via da quel mondo mortale in cui la guerra imperversava e distruggeva tutto ciò che c’era di bello. Eppure Inula non voleva, si era subito tirata indietro ed ora lo guardava accigliata.
”Ma… come… ho fatto tutta questa strada per trovarti e portarti a casa…” balbettò lui, incredulo. ”Vai a farti un bagno e mettiti degli abiti nuovi. Parleremo con più calma a casa mia” tagliò corto lei….

 

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